In questo periodo autunnale, tra le tante piante che colorano i nostri boschi, ce n’è una che spicca in modo particolare per i suoi frutti e per la tinta delle foglie: la fusaggine, conosciuta anche con i nomi volgari di Berretto o Berretta da prete, Evonimo comune, Corallini per la forma e il colore dei frutti. Questi infatti hanno una singolare forma che ricorda la berretta cardinalizia (o tricorno), dalla sagoma squadrata, con alette rigide e fiocco sulla parte superiore.
Per quanto riguarda il nome della pianta, “europeus” si riferisce alla diffusione della specie (si trova infatti in tutta Europa fino al Caucaso nei boschi misti di latifoglie, fino a 800 m slm); “evonimus” invece deriva da due parole greche: ἐῧ éu (vero, bene, alla perfezione) e ὄνομα ónoma (nome, fama, reputazione, di buon auspicio, dalla buona fama), ma usata in senso ironico poiché tutte le parti delle piante di questo genere sono velenose.
L’Euonymus europaeus è un arbusto deciduo di forma conica, della Famiglia delle Celastracee, che può raggiungere un’altezza di 3-8 metri. Ha foglie ovali, crenate, di colore verde scuro, lunghe fino a 7 cm, che virano al giallo e rosso-porpora in autunno. I fusti giovanili, di colore verde punteggiati di chiaro, sono quasi quadrangolari. A maturità i rami diventano di color mattone con venature verdastre. Il colore del legno è giallastro e odora di mela. In primavera sviluppa piccoli fiori bianchi riuniti in infiorescenze che danno origine a mazzetti di frutti quadrilobati, di colore rosso-arancio larghi circa 2 cm, velenosi come il resto della pianta. Ciascuna capsula è dotata di 4 lobi che, aprendosi, mostrano i semi color arancione brillante e che restano sulla pianta molto a lungo, regalando al bosco in veste invernale sprazzi di colore anche in presenza di neve. Questo arbusto viene anche coltivato in macchie e siepi in quanto molto decorativo, per i fiori profumati e perché attira uccelli.
La Fusaggine è una pianta altamente tossica. La presenza di un glucoside (l’evonimina), ha gravi effetti sia sull’uomo che sugli animali domestici: ingerito a bassi dosaggi causa gravi disturbi gastro-intestinali, mentre a dosaggi elevati può provocare perfino la morte. A causa di questi potenziali effetti indesiderati non è utilizzata nel verde pubblico.
Gli uccelli selvatici riescono a utilizzare la Fusaggine come risorsa alimentare in inverno senza conseguenze; anzi è soprattutto grazie a merli, pettirossi e tordi che avviene la sua disseminazione.
ll nome volgare di Fusaggine si riferisce all’utilizzo che si faceva in antichità del legno dei fusti, con i quali si realizzavano i fusi per filare la lana.
Fino al periodo medievale, grazie alle caratteristiche del legno (duro e flessibile al contempo), era largamente impiegato nella fabbricazione degli archi. Anche i liutai lo usavano per gli archetti dei violini. Gli ebanisti lo adoperavano per piccoli lavori di intarsio; si realizzavano anche aghi per lavori a maglia e cavicchi. Con i rami giovani, opportunamente carbonizzati, si ottenevano (e tutt’ora reperibili nei negozi di Belle Arti) i carboncini per disegnatori/pittori. Il carbone ottenuto bruciando legno di Fusaggine era “ingrediente” per la preparazione della polvere da sparo, inoltre dalla pianta è possibile anche estrarre un olio che, in passato, veniva utilizzato per la produzione di saponi.






