Un tempo, anni ’40/’50 i bambini aspettavano la Pasqua , non per ricevere l’uovo di cioccolato , ma l’uovo sodo, guadagnato svolgendo delle incombenze.
Le case erano più povere e umili e si riscaldavano con i focolari e i cibi venivano cotti nel camino con il paiolo; la catena a cui era appeso, non veniva mai pulita fino al periodo pasquale.
Antica cucina eugubina – (fonte gionigi – gnammo.com)La pulizia delle catene del focolare era un compito svolto dai bambini, se ne accaparravano una o più presso le famiglie dei vicini e poi, correndo, le trascinavano per la strada più volte; in questo modo si staccava la fuliggine dell’inverno.
Quando le riportavano ai proprietari ricevevano il compenso, tante uova sode quante erano le catene pulite.
![Antico focolare, Photo credit is-arrioresus.blogspot.com](https://turismoinmaremma.files.wordpress.com/2014/02/bimbo-con-gatto.jpg)
L’uovo sodo cotto era anche il regalo del parroco ai chierichetti, che durante le funzioni pasquali servivano le varie messe e liturgie.
Anche i due bambini che accompagnavano il prete durante la benedizione delle case, uno portava il cesto con le uova sode che i parrocchiani donavano al prete e l’altro l’aspersorio e il secchiello per l’acqua benedetta, ricevevano lo stesso dono. La benedizione della casa era anche benedizione delle uova sode, appoggiate su un piatto o su un cestino.
Il rito delle uova sode aveva il suo culmine celebrativo nel giorno di Pasqua, dove la famiglia riunita si trovava a mangiarle con un’insalata selvatica detta Pancascieu (Valeriana selvatica).