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Corneto, dal legno dei Ceccati ai colori dei Bianchi

Corneto, dal legno dei Ceccati ai colori dei Bianchi

Affacciato sulle dolci alture dell’Appennino reggiano, sorge Corneto, un piccolo borgo del comune di Toano che sembra uscito da una pagina di storia. Circondato da boschi, pascoli e silenzi antichi, Corneto conserva ancora oggi l’anima autentica della montagna reggiana con una vista aperta sulla valle del Secchia che incanta in ogni stagione.

Oltre al fascino naturale e quello architettonico, rappresentato dalla chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo con la maestosa torre campanaria, Corneto vanta un’importante tradizione artistica. Nei secoli passati, la vicina località di Stiano fu infatti patria di abili scultori, noti come i Ceccati, artigiani-artisti che seppero trasformare la materia viva del legno e della pietra in opere raffinate, spesso a carattere sacro o decorativo. Le loro mani esperte hanno lasciato tracce di grande valore, testimonianze silenziose di una cultura materiale oggi riscoperta e rivalutata, di cui la torre campanaria della chiesa di San Martino ne è un esempio. Inoltre, all’interno della stessa chiesa è conservato uno splendido altare in legno finemente intagliato.

Corneto, chiesa di San Martino. L’altare in legno intagliato, pregiata opera dei Ceccati (Foto Rosa Palumbo).
Corneto, chiesa di San Martino. L’altare in legno intagliato, pregiata opera dei Ceccati (Foto Rosa Palumbo).

Ma l’arte a Corneto non si è fermata al passato. In tempi più recenti, il borgo ha visto fiorire un’altra storia di talento e passione: quella della famiglia di Michele Bianchi e Teresa Lombardi, che hanno cresciuto dieci figli — nove maschi e una femmina — in una casa dove il lavoro e la creatività si sono sempre intrecciati. Cinque di questi fratelli — Giuseppe, Leonildo, Ottavio, Eugenio e Mario — hanno sviluppato, ognuno a modo proprio, una forte passione per la pittura. Gli altri figli della famiglia sono Luigi, Giorgio, Elia, Franco e l’unica figlia, Laura. Elia vive in Francia. Mario è purtroppo mancato alcuni anni fa.

Famiglia bianchi
La famiglia Bianchi. Dietro, da sinistra: Luigi, Giorgio, Giuseppe. Eugenio, un nipotino, Ottavio, Leonildo. Davanti, da sinistra: Franco, Laura, il papà Michele, la mamma Teresa Lombardi, Elia, Mario.

Cinque fratelli, tutti autodidatti, cinque stili diversi. Dal bianco e nero dei paesaggi a matita, alle pennellate colorate dei soggetti astratti. Dai colori caldi dell’ambiente di montagna, ai ritratti di personaggi e ai mestieri. Nel corso degli anni, ognuno dei cinque fratelli ha raffinato la propria tecnica, sperimentando modi nuovi di imprimere la tela.

Fratelli bianchi
I fratelli Bianchi. Da sinistra: Giuseppe, Eugenio, Ottavio, Leonildo.

Ma la loro creatività non si ferma alla pittura.

Presepe Ceccati
Un grande presepe esposto nel Centro Studi “I Ceccati”.

Ottavio Bianchi

Ottavio, classe 1953, fa parte del Gruppo Presepisti di Corneto “Nelle terre dei Ceccati”, che, da oltre 15 anni realizza grandi diorami di scene della natività ambientate nei borghi toanesi, e non solo. Queste opere eccezionali si possono ammirare presso il Centro Studi “I Ceccati” di Corneto.

Giuseppe Bianchi

Giuseppe, classe 1948, conosciuto come Pepino, ama definirsi “poeta, casaro e contadino”; ha dedicato la sua vita alla coltivazione delle sue terre, ma di mestiere faceva il casaro, la nobile arte della lavorazione del formaggio, che non solo ha immortalato in un dipinto, ma anche decantato in una delle sue poesie, l’altra sua passione, versi che nascono dal cuore e che raccontano e si ispirano alle varie situazioni della vita. “Ricordo di casaro” parla di gesti antichi tramandati nel tempo ed esprime, con un po’ di malinconia, le sue sensazioni nei confronti di un’epoca per lui ormai lontana, quando con il mestiere del casaro realizzava la magia di trasformare il latte in una forma di parmigiano.

La storia della famiglia Bianchi dimostra come l’arte possa nascere nei luoghi più semplici, crescere nella passione quotidiana e diventare eredità viva di una comunità. Così, Corneto si presenta oggi come un crocevia tra memoria e creatività, un luogo dove la tradizione convive con l’espressione contemporanea, e dove l’arte — scolpita, dipinta, tramandata — continua a essere parte integrante dell’identità del borgo. Per chi ama perdersi tra storie vere, paesaggi incontaminati e testimonianze d’ingegno, Corneto è una tappa preziosa nel cuore dell’Appennino reggiano.

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